TALETE

Le opere sono state esposte: Palazzo Ducale, Sale dell'Esedra, Mantova, 1990; Castello dei Pio, Carpi, 1990; Complesso Monumentale S. Michele a Ripa, Roma; Palazzo dei Diamanti, PAC, Ferrara, 1991; Palazzo Crepadona, Belluno, 1991; Palazzo dei Priori, Sala del Grifo e del Leone, Perugia, 1991.

Altre Opere

Nativo di Mileto, ma di origine fenicia, è vissuto nel VI secolo a.C. Dalle citazioni che a lui si riferiscono, è quasi possibile stabilirne la data di nascita. Poiché predisse un'eclissi solare, anche se c'è incertezza tra quella del 610 a.C. e quella del 585 a.C., il periodo ipotizzabile si restringe. Riusciamo a immaginarne anche l'aspetto fisico.
Dice Callimaco:

Talete col bastone colpì il suolo e, lisciandosi la barba con l'altra mano, osservò: "Questo regalo io non l'accetterò...".

Il regalo è il famoso tripode, trovato in una rete di pescatori che si decise di consegnare all'uomo più saggio. Di questo fatto esistono varie versioni, in parte discordanti; in tutte resta, tuttavia, l'omaggio alla sapienza di Talete.
Riferisce Diogene Laerzio:

A detta di taluni fu il primo a studiare i corpi celesti e a predire le eclissi del sole e i solstizi... Dicono che abbia fissato anche le stagioni e diviso l'anno in 365 giorni. Nessuno gli fu guida: solamente andò in Egitto e si intrattenne con sacerdoti...

 

Da altre citazioni emerge anche il carattere.
Sempre da Diogene Laerzio:

Quando gli fu chiesto perché non facesse figli, rispose: "Per l'amore che porto ai figli". Narrano pure che, forzandolo la madre a sposarsi, disse: "Non è ancora tempo" e continuando ella a insistere, quando egli aveva oltrepassato la giovinezza, osservò: "Non è più tempo". Affermava che la morte non differisce in niente dal vivere. Gli disse uno: "E tu perché non muori?" rispose: "Perché non c'è nessuna differenza". A chi gli chiedeva che cosa fosse nato prima, la notte o il giorno: "La notte - rispondeva - un giorno prima".

Interrogato su che cosa sia difficile, disse: "Conoscere se stessi"; su che cosa sia facile: "Dare suggerimenti ad un altro"; su che cosa sia più gradito: "Il riuscire". "L'aiuto che dài ai genitori - diceva - attendilo, nella stessa misura, dai figli".

 

Da una citazione di Giuliano:

Uno gli chiese quale ricompensa dovesse dargli per quel che aveva imparato. Rispose: "Ammettendo che l'hai appreso da me, pagherai la ricompensa giusta".

 

E da Aristotele nella "Politica':

Per chi apprezza la crematistica, tutte queste osservazioni sono utili, per esempio anche quella di Talete milesio; si tratta in realtà di un accorgimento per arricchirsi, ma l'attribuiscono a lui per la sua saggezza e può avere un'applicazione universale. Siccome, povero com'era, gli rinfacciavano l'inutilità della filosofia, dicono che, avendo previsto in base a computi astronomici un abbondante raccolto di olive, ancora nel cuore dell'inverno, disponendo di una piccola somma di denaro, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio, dando una cifra irrisoria, perché non c'era richiesta alcuna; ma quando giunse il tempo della raccolta, poiché molti cercavano i frantoi, tutt'insieme e d'urgenza, li dette a nolo al prezzo che volle e così, raccolte molte ricchezze, dimostrò che per i filosofi è davvero facile arricchirsi, se lo vogliono; e, invece, non è di questo che si preoccupano.

 

Riporta Apuleio:

Talete di Mileto fu senza dubbio il più importante tra quei sette uomini famosi per la loro sapienza, e infatti tra i Greci fu il primo scopritore della geometria, l'osservatore sicurissimo della natura, lo studioso dottissimo delle stelle...

 

E Platone nel 'Teeteto':

Come successe anche a Talete, che mentre osservava le stelle e guardava in alto, cadde in un pozzo e si racconta che una servetta tracia, intelligente e spiritosa, l'abbia preso in giro, dicendogli che si preoccupava di conoscere le cose del cielo e non si accorgeva di quelle che aveva davanti ai piedi.

Molte citazioni riferiscono della sua morte, che avvenne in età avanzata, mentre guardava una gara ginnica, per il caldo o travolto dalla folla. Notizie biografiche a parte, secondo Aristotele, Talete fu l'iniziatore della filosofia della jusiz, in quanto per primo affermò l'esistenza di un principio unico, causa di tutte le cose: l'acqua. L'acqua è origine di tutto. Il principio-acqua non ha nulla a che vedere con il caos di Esiodo, o con qualunque altro principio mitico: è una realtà che permane identica, nel tramutarsi, da cui derivano originariamente e in cui si risolvono tutti gli esseri.

 

Dice infatti Aristotele nella "Metafisica':

... ciò da cui sono costituite tutte le cose che sono, e ciò da cui da principio esse nascono, e ciò in cui da ultimo esse periscono - mentre la sostanza permane, ma muta nelle affezioni - è appunto ciò che dicono essere principio delle cose che sono; e per questo ritengono che nulla né nasca né si distrugga, in quanto tale natura è preservata sempre... Infatti deve esserci una certa natura - o una sola o più di una - da cui nascono le altre cose, mentre essa si preserva. Quanto peraltro al numero e alla forma di siffatti princìpi, non dicono tutti la stessa cosa. In realtà Talete, l'iniziatore di una tale filosofia, asserisce che il principio è l'acqua (per cui egli dichiarò anche che la terra sta sopra l'acqua), traendo forse questa assunzione dall'osservare che il nutrimento di tutti gli esseri è umido, e il caldo stesso sorge dall'acqua e di essa vive: ciò invero da cui tutte le cose nascono è appunto il loro principio. E trasse tale assunzione proprio da questo e dal fatto che i semi di tutti gli esseri hanno una natura umida; ma l'acqua è il principio della natura per gli oggetti umidi.

 

E riporta Aezio:

Talete affermò che il dio è la mente del mondo, e che tutto è animato e assieme pieno di dèmoni; inoltre, che attraverso l'umido elementare penetra una forza divina, che lo muove.

 

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