PARMENIDE
Le opere sono state esposte: Palazzo Ducale, Sale dell'Esedra, Mantova, 1990; Castello dei Pio, Carpi, 1990; Complesso Monumentale S. Michele a Ripa, Roma; Palazzo dei Diamanti, PAC, Ferrara, 1991; Palazzo Crepadona, Belluno, 1991; Palazzo dei Priori, Sala del Grifo e del Leone, Perugia, 1991.
http://eenet.it/index.php/i-presocratici/28-parmenide#sigProId8181b35962
Altre Opere
http://eenet.it/index.php/i-presocratici/28-parmenide#sigProIdf120de855b
Riporta Suda:
Parmenide, figlio di Pireto, filosofo eleata... fu insieme filosofo e medico... Fiorì nella 69ª Olimpiade (504-501 a.C.).
Diogene Laerzio riferisce:
Era di schiatta elevata e possedeva notevoli ricchezze.
Dice Strabone:
Parmenide ordinò la sua patria con ottime leggi, tanto che nei primi tempi, ogni anno, i cittadini presentavano giuramento di rimanere fedeli alle leggi di Parmenide.
Narra Platone nel 'Parmenide':
Vennero alle grandi Panatenee Zenone e Parmenide. Parmenide era già molto vecchio, quasi completamente canuto e di aspetto nobile e dignitoso; poteva avere all'incirca sessantacinque anni. Zenone era allora vicino ai quarant'anni e come figura era ben proporzionato e aggraziato: si diceva che fosse stato l'amato di Parmenide.
Si fa risalire al 468 a.C. il poema di Parmenide di cui ci è pervenuto l'intero prologo, quasi tutta la prima parte e pochi frammenti della seconda. Il grande principio parmenideo, che è il principio stesso della verità, è questo: l'essere è e non può non essere.
Dal frammento 6:
È necessario dire e pensare che l'essere sia: infatti l'essere è, il nulla non è; queste cose ti esorto a considerare.
Dal frammento 7:
Perché non potrà mai venire imposto che le stesse cose da una parte non siano e dall'altra siano.
Dal frammento 8:
Ci rimane da parlare di una sola via: quella del riconoscere l'esistenza. Su di essa troviamo moltissimi segni atti a garantire che, quando qualcosa esiste, è ingenerata e immortale, integra e omogenea, immobile e senza fine; e non si può dire né che era, né che sarà, perché è, tutt'insieme ora, una e compatta...
Quando qualcosa esiste è anche indivisibile, perché è tutta uguale: non esiste qui un po' di più e là un po' di meno, cosa che ne comprometterebbe la compattezza; ma è tutta piena di esistente, e appunto per questo è tutta continua, dato che in questo modo una cosa che esiste confina sempre con un'altra che esiste.
Quando qualcosa esiste, sta in se stessa, identica a se stessa, rimanendo nello stesso luogo: e in tal modo vi rimane radicata, perché la dura necessità la tiene ferma nei legami del confine che la rinserra da ogni parte.
Perciò sarà solo una serie di nomi ciò che i mortali hanno scritto, persuasi che fossero veri: nascere, morire, identità di essere e non essere, spostarsi da un luogo all'altro e cambiare il lucente colore.
D'altra parte, dato che ogni cosa esistente ha un limite ultimo, ecco che viene a essere compiuta da ogni lato, paragonabile al volume di una ben rotonda sfera, la cui superficie è in ogni parte equidistante dal centro.
A proposito dell'opinione e della verità, riferisce Simplicio:
Questi uomini posero una duplice ipostasi: l'una ciò che realmente è, l'intellegibile; l'altra ciò che diviene, il sensibile, che non credettero di chiamare essere assoluto, ma essere apparente.
Ragione per cui dicono che dell'essere c'è verità, di ciò che diviene opinione.
Dice infatti Parmenide:
Bisogna che tu impari a conoscere...
Chi parla è la Dea, protagonista del poema di Parmenide, rivelatrice della verità:
... Bisogna che tu impari a conoscere ogni cosa, sia l'animo inconcusso della ben rotonda Verità sia le opinioni dei mortali, nelle quali non risiede legittima credibilità. Ma tuttavia anche questo apprenderai, come le apparenze bisognava giudicasse che fossero chi in tutti i sensi tutto indaghi.
Quando qualcosa esiste, sta in se stessa, identica a se stessa, rimanendo nello stesso luogo: e in tal modo vi rimane radicata, perché la dura necessità la tiene ferma nei legami del confine che la rinserra da ogni parte.
Perciò sarà solo una serie di nomi ciò che i mortali hanno scritto, persuasi che fossero veri: nascere, morire, identità di essere e non essere, spostarsi da un luogo all'altro e cambiare il lucente colore.
D'altra parte, dato che ogni cosa esistente ha un limite ultimo, ecco che viene a essere compiuta da ogni lato, paragonabile al volume di una ben rotonda sfera, la cui superficie è in ogni parte equidistante dal centro.
A proposito dell'opinione e della verità, riferisce Simplicio:
Questi uomini posero una duplice ipostasi: l'una ciò che realmente è, l'intellegibile; l'altra ciò che diviene, il sensibile, che non credettero di chiamare essere assoluto, ma essere apparente.
Ragione per cui dicono che dell'essere c'è verità, di ciò che diviene opinione.
Dice infatti Parmenide:
Bisogna che tu impari a conoscere...
Chi parla è la Dea, protagonista del poema di Parmenide,
rivelatrice della verità:
... Bisogna che tu impari a conoscere ogni cosa, sia l'animo inconcusso della ben rotonda Verità sia le opinioni dei mortali, nelle quali non risiede legittima credibilità. Ma tuttavia anche questo apprenderai, come le apparenze bisognava giudicasse che fossero chi in tutti i sensi tutto indaghi.