ORFEO

Le opere sono state esposte: Palazzo Ducale, Sale dell'Esedra, Mantova, 1990; Castello dei Pio, Carpi, 1990; Complesso Monumentale S. Michele a Ripa, Roma; Palazzo dei Diamanti, PAC, Ferrara, 1991; Palazzo Crepadona, Belluno, 1991; Palazzo dei Priori, Sala del Grifo e del Leone, Perugia, 1991.

Altre Opere

 

La prima voce è quella del mitico poeta tracio Orfeo; quello della versione tradizionale come ce lo presenta Timoteo:

 

Per primo la lira costruì Orfeo dal variato canto, figlio della pieria Calliope 

o Eschilo nell''Agamennone':

 

Questi tutto trascinava con l'incanto che sgorgava dalla sua voce

 

oppure Euripide nell''Alcesti':

Se avessi la voce e il canto di Orfeo sì da poterti trarre fuori dall'Ade, ammaliando con le melodie la figlia di Demetra o il suo sposo

facendo chiaro riferimento alla leggendaria discesa nell'Ade per liberare la sposa Euridice.

Non è tuttavia per queste virtù magico-musicali che Orfeo appartiene al gruppo dei presocratici, ma per essere stato il fondatore del movimento degli Orfici, ovvero della religione dei misteri. L'influenza dell'orfismo su Pitagora, Eraclito, Empedocle e Platone stesso è ben nota. D'altra parte il problema dell'orfismo è molto complesso, a causa delle testimonianze discordanti e dei mutamenti che nel corso dei secoli si sono sovrapposti alla dottrina fondamentale. Occorre fare una distinzione molto netta tra la religione pubblica, quella dei poemi omerici, e la religione dei misteri. Per l'uomo omerico tutto ciò che accade è opera degli dèi: non solo i fenomeni naturali, ma le sorti delle città e degli stessi uomini sono condizionati dagli dèi. E questi sono forze naturali, con sembianze umane amplificate, che chiedono ai mortali non di lottare contro le proprie tendenze, ma di usare al meglio la forza che è in loro possesso, secondo natura.

Accanto a questa religione pubblica fiorisce nel VI secolo a.C. l'orfismo, che, a differenza del tipo di vita incarnato dagli eroi omerici, esalta un tipo di vita più interiore e spirituale. La testimonianza più antica è quella del poeta Ibico, che parla di Orfeo "dall'inclito nome". Euripide e Platone affermano che nella loro epoca correvano molti scritti, riguardanti i riti e le purificazioni orfiche, attribuiti a Orfeo.

Analoghe testimonianze ci hanno lasciato Erodoto e Aristofane. Con l'orfismo vengono per la prima volta a contrapporsi due princìpi in lotta tra loro: l'anima (dèmone) e il corpo, visto come un carcere e luogo di punizione dell'anima stessa, la quale deve reprimere alcune tendenze naturali, per purificarsi e liberare quell'elemento divino che essa contiene. Platone nel 'Cratilo' attribuisce questa concezione agli Orfici:

 

E dicono alcuni che esso (cioè il corpo = swma) sia il shma (segno, tomba) dell'anima, quasi che essa vi sia sepolta nella vita presente; ed anche per questa ragione, che con esso l'anima significa ciò che significhi e perciò è giustamente chiamato shma. Tuttavia a me sembra che questo nome sia stato dato piuttosto dai seguaci di Orfeo, quasi che l'anima, pagando la pena di quelle cose di cui deve pagarla, abbia questa custodia, simile ad una prigione, affinché swzhtai (sia conservata, sia salvata). E dunque il corpo è, come lo stesso nome esprime, swma (custodia) dell'anima, finché questa non abbia pagato tutto il dovuto; e non c'è da mutare neppure una lettera.

 

Dice Aristotele nel 'Trattato sull'anima':

La rivoluzione dell'orfismo è evidente: secondo la nuova concezione a tutti gli uomini, senza eccezione, compete un premio o una pena, a seconda di come siano vissuti.

 

Riferisce Demostene:

Orfeo, che a noi svelò i santissimi misteri, dice che l'inflessibile e veneranda Giustizia è seduta presso il trono di Zeus, a vigilare tutto quanto concerne gli uomini. Il fulcro della fede orfica è tuttavia il concetto della divinità dell'anima. Nelle laminette d'oro trovate a Turi, si legge la solenne proclamazione dell'anima stessa di appartenere alla stirpe divina:

 

... e voi altri dèi immortali:anch'io mi vanto di essere della vostra stirpe beata...

 

In volo sfuggii al ciclo doloroso e molesto e alla desiderata corona giunsi con piedi veloci... da uomo sei divenuto dio.

Anche la teogonia orfica è complessa e incerta. Come quella di Esiodo, è una spiegazione fantastico-poetica di ciò che era al principio di tutto, di come nacquero i vari dèi e di come si instaurarono i loro regni. Ci è giunta in numerose versioni: quella deducibile dalle citazioni di Platone e Aristotele, quella riassunta da Damascio, quella delle 24 rapsodie... In tutte è descritto il divenire e lo svilupparsi del mondo dagli oscuri impulsi primitivi, fino alla varietà ben determinata del cosmo. Narra Apollonio Rodio:

 

Ed Orfeo
con la sinistra sollevando la cetra tentò un canto. E cantò come la terra, il cielo e il mare, dapprima reciprocamente in un unico insieme, da quel tutto discorde ciascuno fu separato dagli altri; e come ormai un posto ben fisso per sempre nell'etere hanno gli astri, la luna e le strade del sole; e come i monti si sollevarono, e come i fiumi fragorosi nacquero insieme alle loro ninfe e come nacquero tutti gli esseri che strisciano sulla terra...

 

Tuttavia nel frammento dello pseudo-aristotelico 'De mundo', il dio orfico finisce per perdere le sembianze mitiche e, assorbendo in sé il tutto, diventa principio, mezzo, fine:

Zeus è la testa, Zeus è il mezzo, da Zeus tutto quanto deriva.

i preocratici